Intervista – Domande “scomode” ai Frammenti

Da settembre è disponibile in digitale “Rumore” (Matilde Dischi/Artist First), il singolo della band trevigiana i Frammenti. Di seguito proponiamo l’intervista del nostro Civins – che ha apprezzato il brano – al gruppo per conoscerli meglio e parlare della loro musica.

Come nasce il vostro singolo “Rumore”?

Ciao Giacomo, il tuo apprezzamento ci rende orgogliosi. Il nostro singolo, Rumore, nasce sulla
spiaggia, con una chitarrina piccola piccola. Flebokid e Serafino sono stati ispirati dai rumori del mare, le onde, il vento e il cocco bello. Ecco, le grida di quest’ultimo hanno interrotto la pace dei sensi e fatto affiorare il ricordo del prossimo ritorno a lavoro e studi (il classico precoce pensiero negativo che sono soliti introdurre Paradiso e Gintoni). Il tutto è poi passato dalla barca allo studio di registrazione.

Cosa volete portare al pubblico con questo singolo?

Il sogno è lo stesso di Jim Morrison quando scrive: “fermate il mondo, voglio scendere”.
In fondo con Rumore abbiamo cercato di rendere eterna la brezza dell’estate attraverso la
nostalgia (o quanto meno allungarla).

Parlateci un po’ di voi, come nasce la vostra passione per la musica?

La storia è la più tradizionale storia di una band: il liceo. Durante gli anni del liceo succedono
talmente tante cose e tutte molto veloci. Durante la giornata di autonomia culturale (autogestione nobilitata), GinToni inizia casualmente a suonare con Flebokid; tempo tre ore e parte la chat su Facebook con questi tre messaggi:

Marty Cettoclash (quello il nome d’arte di Antonio all’epoca): Buondì, a me servirebbe un bassista per un gruppo, tu sei disponibile?
Alex: Che genere fate?
Marty Cettoclash: Boh, componiamo canzoni noi dunque il genere si inventa.

Non si sa bene perché, ma l’attrazione fu fatale. Si susseguirono vari esperimenti fino a che l’inizio dell’università fece sciogliere questo progetto punk futuristico. L’estate successiva la voglia di fare musica riprese e, dopo aver sentito suonare Serafino ad una festa di fine anno, i due si convinsero che si trattava della persona giusta per delle percussioni non convenzionali. Mancava ancora qualcosa. Le composizioni erano buone, ma troppo legate ai singoli strumenti. Serviva qualcuno che potesse dare spazio al suono: Paradiso. Conosciuto da Serafino sul treno per Venezia mentre erano diretti verso il test d’ingresso per la facoltà di Architettura, Paradiso dovette presto sottoporsi a un’altra prova, quella per far parte di un’innominata band. Luogo di verifica: retrobottega della gelateria di GinToni; risultato: “Frammenti”.

Quali sono i vostri artisti di riferimento?

Ciascuno di noi aggiunge un tassello fondamentale per quanto riguarda le influenze artistiche:
dall’amore per il cantautorato italiano e per il punk di Gintoni allo sperimentalismo dei Radiohead blasonato da Flebokid, dagli elementi Soul e R&B tanto amati da Serafino alla ricerca di sonorità eteree ed eleganti di Paradiso che ritrova nell’IDM e in artisti come Bonobo e Christian Löffler. Il denominatore comune tra tutte le nostre influenze sono indubbiamente Cosmo e i Subsonica.

Come vedete la musica in questo contesto socio culturale?

La vediamo come metamusica, musica che sempre di più parla di come si dovrebbe fare musica, di cosa si dovrebbe parlare e di come lo si dovrebbe dire. L’espressione artistica e la volontà di comunicare un messaggio sembrano essere stati posti al margine di un sistema chiuso, in cui musicisti scrivono per musicisti e ascoltatori ascoltano per ascoltare. La musica dovrebbe riappropriarsi del proprio artigianato e del suo ruolo comunicativo senza preoccuparsi delle conseguenze negative per l’immagine che possono comportare certe scelte (come il variare genere o l’assenza di una formazione standard per una band). Ogni artista deve misurarsi con sé stesso e poi dal contesto storico dovrebbe nascere il valore della sua arte e non confezionare la propria arte sulla base del contesto socio culturale in cui si trova a operare.

Civins