Intervista – Domande “sComode” ai Las Flores Molestas

Nei mesi scorsi sono stati in radio due singoli, “My Light Is Gonna Shine” e “At The station”, della band padovana dei Las Flores Molestas, composta da Federico Ficarra, Amedeo Schiavon e Marco Nordio. Di seguito l’intervista rilasciata per AgorART.

Come nasce il vostro singolo “At the Station”?

A livello compositivo il brano nasce da una lacerazione, un strappo che è avvenuto ponendo fine ad una relazione che per Federico è stata estremamente importante; il motivo di questa separazione è stata la malattia che ha portato l’autore a distaccarsi e vivere un periodo di apatia e solitudine. Quando questa fase acuta della malattia è stata superata la ex aveva ormai trovato un nuovo compagno ma continuava comunque a sentire affettuosamente Federico che nel frattempo le mandava lettere e canzoni d’amore.

La canzone esprime il dolore della perdita e la forte determinazione a voler almeno proseguire un dialogo con la persona amata che invece ad un certo punto ha deciso, lei stavolta, di staccarsi credendo così di aiutare Federico a dimenticare quello che era stato ma sopratutto per concentrarsi sulla sua nuova relazione e il suo desiderio di diventare madre.

Per quanto riguarda la produzione della canzone la linea di contrabbasso è stata arrangiata da Pietro Sconza e da Alberto Pretto, bassista co-fondatore della band, la linea di trombone nel ritornello cita Sostakovic ed è stata incisa da Giulio Tullio. Glauco Benedetti, Edoardo Brunello e Sergio Gonzo degli “Stellari Marching Band” hanno improvvisato un arrangiamento per il finale volutamente allegro per controbilanciare il blues della linea vocale che comunque dà un senso di conclusione lieto, risolto, soddisfatto. L’ultimo strumento ad essere registrato è stato il clarinetto di Michele Uliana che si staglia sopra questa piramide di linee estemporanee, il clarinetto era lo strumento preferito della ex di Federico pessimista riguardo alla possibilità di poterlo imparare.
Una curiosità: la canzone è ispirata da Reckoning Song di Asaf Avidan e anche da The House Of The Rising Sun, standard folk americano.

Cosa volete portare al pubblico con questo singolo?

Vogliamo portare al pubblico la canzone meglio riuscita del disco, quella che in tutti i concerti che facciamo rimane più impressa nei cuori delle persone, quella che condensa più di ogni altra il sentimento di perdita e di speranza; infine quella che a livello formale evoca al pari di Pissin’around una parata musicale di New Orleans e quindi lo spirito corale di fratellanza e condivisione che tutto il disco vuole trasmettere.

Parlateci un po’ di voi, come nasce la vostra passione per la musica?

Federico si è avvicinato alla musica grazie a suo fratello Pietro che oltre ad avergli fatto ascoltare tantissimi dischi dei generi più disparati lo ha anche stimolato suonando amatorialmente la batteria e il pianoforte, Pietro aveva anche una band chiamata Cereal Killers o Serial Kinders da cui Federico ha ereditato due chitarre elettriche quando si è sciolta; oltre a questo Federico ha avuto la folgorazione per la musica blues e jazz in Sicilia e a Barcellona dove ha ascoltato concerti di grande qualità tecnica ma sopratutto molto coinvolgenti, di forte impatto emotivo.

Amedeo nasce in una famiglia di artisti, entrambi i genitori ad esempio sono artigiani ceramisti ed ha addirittura un parente sassofonista che suona jazz ad alti livelli in Giappone, per lui la musica è tutto, ha altri progetti e suona diversi strumenti: oltre alla batteria è un ottimo percussionista, vibrafonista, suona i sintetizzatori, canta e sopratutto è un compositore di musiche di vario genere in particolare minimali. Vuole comporre musiche per film ed è molto prolifico.

Marco si è avvicinato alla musica grazie alla parrocchia dove suona l’organo ogni domenica, oltre a questo è molto appassionato di musica gospel – collabora con la cantante afroamericana Joselin St.Aimee – e in generale di funky, blues, jazz, black music.
Anche Marco canta e compone musiche, il prossimo disco che produrremo durante l’autunno-inverno risulterà essere molto più corale a livello competitivo a differenza di Pissin’around che è stato composto quasi interamente da Federico prima che la band ancora esistesse.
Siamo tutti e 3 studenti di jazz al Conservatorio Cesare Pollini di Padova.

Quali sono i vostri artisti di riferimento?

Eccovi un elenco di artisti a cui ci ispiriamo: Charlie Patton, Robert Johnson, John Lee Hooker, King Crimson, Henry Mancini, Calibro 35, Chuck Berry, Albert King, Jimi Hendrix, Willie Dixon, Louis Ar-mstrong, Charles Mingus, Miles Davis, musica messicana, Perez Prado, Antonio Carlos Jobim, Joao Gilberto, Caetano Veloso, Little Richard, Fabrizio De Andrè, Rino Gaetano, Domenico Modugno, RHCP, Iggy Pop, Velvet Underground, The Doors, Led Zeppelin, Beatles, Booker T. & The M.G.s, Blues Brothers, Radiohead, Caparezza, Wes Montgomery, Joe Pass, Everly Brothers, Simon & Gar-dfunkel, T-Bone Walker, Freddy King, Nirvana, U2, Stravinsky, Sostakovic, Ravel, Bennato, Battiato, Satie, Debussy, Beethoven, Steve Reich, St Germain, Lou Bega, The Prodigy, Fatboy Slim, Linkin Park, Limp Bizkit, Brian Eno, Manu Chao, Talkin’ Heads, The Clash, Sex Pistols, No Doubt, Chico De Buarque, Oliver Onions, Nick Cave, Queen, Rolling Stones, Muddy Waters, BB King, Herbie Han-cock, Charlie Parker, James Brown, Nick Drake, Jeff Buckley, The Police, Bob Dylan, Bob Marley, Deep Purple, Black Sabbath, 13th Floors Elevator, The Great Society, The Grateful Death, Pink Floyd, Jefferson Airplane, Fats Waller…

Come vedetela musica in questo contesto socio culturale?

Pensiamo che la musica serva a produrre socialità, a far conoscere nuove persone, a promuovere la coesione sociale portando le persone ad identificarsi in qualcosa di universale. Allo stesso tempo la musica serve a mantenere l’umore alto, a non scoraggiarsi, quindi oltre ad essere uno strumento di pace è anche una risorsa per resistere, un alleato nelle lotte, specie quelle culturali, che ogni giorno portiamo avanti per trasformare in meglio il mondo in cui viviamo.
Pensiamo che oggi permettere l’accesso ai luoghi di culto religioso e vietarlo nei luoghi dove si produce arte sia un controsenso, l’arte è importantissima in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo.

Civins