Da venerdì 29 marzo 2019 è in rotazione radiofonica Il Faro, il nuovo singolo della band Petralana. Il brano è estratto dal terzo album della formazione fiorentina, uscito lo scorso febbraio per l’etichetta SuburbanSky.
I Petralana così descrivono il nuovo singolo: «Siamo a New York 1945, Pietro è un italiano che dopo aver disertato è immigrato clandestinamente in America. È disperato perché povero e solo in mezzo ai grattacieli della metropoli. Fa il musicista e cantante di strada per sopravvivere, ma si sente disprezzato dalla maggioranza delle persone. Una notte ubriaco, si arrampica sul faro e osserva lo scintillio delle luci del porto, ripensa alla sua terra e a quel mare che li separa. In questo spazio buio che divide diversi popoli si nascondono le tragedie di chi è costretto a lasciare la propria casa per necessità, cosa che come sappiamo avviene purtroppo ancora oggi».
Il videoclip è stato diretto da Linda Kelvink. L’idea è nata cercando di empatizzare con il protagonista della storia e cercando di convertire la sua disperazione e la sua frustrazione in immagini.
“Il faro” è estratto da Fernet, un vero e proprio concept album che dichiaratamente prende spunto dai testi di Pavese e Fenoglio, un disco caratterizzato da un sound cantautorale minimale e raffinato. Grazie all’apporto di Tommaso Orbi, documentarista, Linda Kelvink, animatrice stop motion e rotoscope, e alla produzione della Monkey Dive Production di Richard Cocciarelli, Fernet ha preso vita ed è diventato anche un concerto spettacolo che fonde diversi linguaggi espressivi, musica, teatro e video e vede anche la preziosa collaborazione dell’attore Pietro Traldi
Fernet è il racconto in prima persona di un uomo in fuga sul finire della Seconda Guerra mondiale.
Un semplice contadino delle Langhe che parte soldato per fuggire dal suo piccolo mondo e da una delusione d’amore. Pietro, conosciuto da vicino l’orrore della guerra, diventa disertore e decide di emigrare in America. Fernet è il viaggio in un mondo rurale che non esiste piu. Un mondo dove il Fernet era l’unico sollievo per calmare le asprezze della vita. Abbiamo cercato in questo album di cogliere un paesaggio letterario ma anche morale, fatto di lavoro duro, di cose semplici e rapporti umani essenziali. Elementi che oggi sembrano scomparsi o in via di estinzione.
La storia di Pietro, un ragazzo di campagna in balia degli eventi della vita e della Seconda guerra mondiale. Come in molte storie di Pavese alla base del racconto troviamo una stazione, un treno sbuffante e un protagonista con molta sete di avventura e di conoscere il mondo. Il treno è sempre simbolo di una situazione esistenziale di smarrimento e inquietudine. Si fugge da un luogo verso un altro luogo in cerca di se stessi e in questa storia Pietro scappa da molte cose: dal mondo contadino, da una storia d’amore finita male, dalla guerra e infine dalla realtà intera.
Ogni brano è un frammento di questa storia dove vediamo le speranze del protagonista trasformarsi e oscillare tra sogno, realtà e il ricordo nostalgico della vita nei campi: arrivato in America Pietro si accorge che anche il sogno dell’America non corrisponde alle sue aspettative, si sente perduto e solo, non riesce ad immaginare una nuova prospettiva di vita. Non può che trovare rifugio nel ricordo e nel sogno di quel mondo ormai lontano. Per immaginare questa storia siamo partiti da delle suggestioni letterarie, dai racconti e dalle poesie di Cesare Pavese, in particolar modo la raccolta Lavorare stanca e Paesi tuoi. Anche il romanzo La Malora di Beppe Fenoglio ci ha offerto spunti per personaggi e situazioni.
Il mondo delle Langhe degli anni Quaranta è un mondo avulso dalla modernità, preindustriale e arcaico che ci affascinava da sempre e con questo progetto abbiamo voluto esplorarlo. Ritornare a questa dimensione lontana da noi attraverso “immagini primordiali come l’albero, la casa, la vigna, il sentiero, la sera, il pane”, ci ha dato la possibilità di fare risuonare queste immagini mettendole in relazione con la nostra esperienza e col presente. Da qui sono nati frammenti di storie, personaggi, nuove immagini e musiche che abbiamo cercato di collegare raccontando la storia di Pietro
Intervista ai Petralana
- Come nasce questo progetto?
Fernet nasce dal ritrovarsi dopo tanti anni di Tommaso Massimo e Federico Grazzini. Dalla disponibilità della Suburban Sky e dall’entusiasmo dei Petralana nell’accogliere la proposta di fare un concept album per parlare di tematiche attuali usando una storia del passato. Ci siamo ispirati a Pavese e Fenoglio. - Quale brano vi rappresenta di più?
Probabilmente Il faró perché parla di solitudine, di estraneità, di sentirsi spaesati in un luogo che non è casa. Tematiche molto attuali purtroppo a cui ci sentiamo vicini. - Da dove nasce la passione per la poesia?
Veniamo tutti da un mondo letterario e musicale. Molti di noi si sono conosciuti vent’anni fa alla facoltà di Lettere di Firenze. Per noi musica e letteratura sono sempre andati per mano. - Con chi vi piacerebbe collaborare?
Citerei quelli con cui abbiamo collaborato su Fernet come Taddeo Harbutt, Simone Graziano, Piero Spitilli, Simone Morgantini, i Finister… Tutta gente incredibilmente talentuosa con cui vorremmo collaborare ancora! - Quali sono i prossimi progetti?
Portare in giro Fernet, in concerto e lo spettacolo teatrale che ne abbiamo tratto! Seguiteci sulla pagina Facebook e scoprirete via via le date. Vi aspettiamo! Civins
Civins