Sono in rotazione radiofonica, dal 4 dicembre, con il singolo “Nero di Troia”, le Yayanice, un duo formato da Chiara Iannice (voce) e Giulia Facco (tastiere). Oggi nella piazza virtuale di AgorART dove hanno rilasciato un’intervista per noi.
–Come nascono le Yayanice?
Giulia: Yayanice è l’evoluzione di un progetto che è nato nel 2017, ovvero Ya Nice, una cover band r’n’b, soul, funk, neo soul e , nell’ultimo periodo, anche dance: il nome fu scelto dal batterista che trovò un modo molto simpatico per “rivisitare” il cognome di Chiara (Iannice).
Dopo aver militato circa un anno in quel progetto, abbiamo deciso di continuare, ma facendo musica originale. Il nostro primo E.P. , Gu.A.St.O., è nato quasi per caso, in una session pomeridiana assieme ad altri due amici e musicisti incredibili, Nicolò Scalabrin e Riccardo Di Vinci: il materiale era davvero buono, così abbiamo deciso di continuare a lavorarlo e di farlo uscire. Quando è arrivato il momento di scegliere un nome per il nostro duo, abbiamo deciso di tenere il vecchio e cambiarlo leggermente, quindi siamo diventate “Yayanice”.
–Come nasce il vostro singolo “Nero di Troia”?
Giulia: Il beat Nero di Troia è nato in un pomeriggio del 2019, a casa del beat maker e chitarrista Nicolò Scalabrin, elemento fondamentale delle nostre produzioni. Dopo un pranzo in cui avevamo bevuto per l’appunto del Nero di Troia, il nome del vino è stato designato come titolo per salvare il file della registrazione. E’ stato un momento creativo, ludico, senza obiettivi particolari se non quello di fare un po’di musica insieme, come era spesso accaduto, e, visto che il risultato ci piaceva, Chiara ha in seguito tirato fuori un testo e una linea vocale da metterci sopra.
–Qual è il messaggio che vorreste portare con il brano?
Chiara: Il brano vuole essere sferzante e diretto, sostenuto da una sonorità pastosa che ha il compito di alleggerire il contenuto del testo. Nero di Troia è uno sfogo aperto, di denuncia nei confronti di chi ci ha fatto male e non ha voluto essere chiaro, confondendoci. Il “parlato” è più duro del “suonato” per lasciare intendere che anche nella manifestazione legittima dei propri pensieri e stati d’ animo, la leggerezza e l’ironia sono fondamentali per relativizzare i contenuti e non fossilizzarsi in quei pensieri che protratti, fanno del male sia a noi che al destinatario.
–“In vino veritas”: qualcosa che avreste voluto dire ma non avete mai detto?
Giulia: Mah, in realtà siamo due persone abbastanza dirette e toste! Crediamo che l’onestà sia
fondamentale per vivere serene, è un dovere verso noi stesse: certo, certe volte a stare zitti, ci si risparmia delle scocciature, ma è anche vero che poi i nodi vengono comunque sempre al pettine.
–Raccontateci un po’ di voi, della vostra passione per la musica, dei vostri artisti di riferimento.
Chiara: Piacerebbe sapere anche a me come sia nata questa passione. Il fatto è che l’ ho
sempre percepita, anche quando l’ ho trascurata per cause legate alla vita passata. Ha sempre
spinto sotto per uscire allo scoperto ed essere vista. E ad un certo punto, per fortuna, ho aperto. Le influenze sono molte, e più genericamente tutto ciò che attiene alla black music. Giulia viene dal jazz, e come spesso accade, si è trovata a cimentarsi con stili diversi dal suo, riuscendo tuttavia ad integrarli grazie alla sua formazione precedente. Non è strano che nella musica si verifichi questo, anzi. Crediamo fermamente che questo sia un valore aggiunto: mischiare idee di estrazioni diverse per miscelarle e dare vita ad un prodotto nuovo, spurio. Queste sono le infinite possibilità che la musica offre oggigiorno, dopo che nella sua storia i capisaldi sono già stati individuati. In questo presente crediamo che la possibilità che ci resta sia proprio quella di contaminare, seguendo il gusto e il bagaglio culturale personale, per cercare di creare nuove proposte musicali inedite. Cosa difficile ma affascinante.
Giulia: Mio padre suona il piano per hobby e mia madre è sempre stata un’appassionata di
musica. Da bambina mi ricordo che non volevo andare a dormire se lui non mi suonava
qualcosa. Avevamo il piano a casa e fin da piccola ho cominciato a giocarci, per poi cominciare a prendere lezioni. Sia io che Chiara siamo appassionate di black music (r’n’b, hip hop, soul, jazz, neo soul, funky, reggae, afro beat..), ma in realtà abbiamo anche una miriade di altri ascolti, dalla musica classica alla techno! Quando scriviamo cerchiamo di essere libere, e per questo il nostro “genere” è proprio un mix di tutto quello che ascoltiamo, filtrato ovviamente dalle nostre personalità musicali.
Civins