Intervista – Domande “sComode” ai Funketti Allucinogeni

“Troppo sul serio”, con i suoi toni soul e R&B, è il brano centrale all’interno del primo lavoro discografico dei Funketti Allucinogeni, il quartetto crossover con contaminazioni funk, rock e rap, nato dalle sperimentazioni di Matteo Spinelli (batteria), Piergiulio Palmisano (chitarra), Gabriele Cavallo (voce e tastiere) e Riccardo Cavallo (basso). Oggi vi proponiamo l’intervista che hanno rilasciato per AgorART.

-Come nasce il vostro singolo “Troppo sul serio”?

“Troppo sul serio” è stato uno dei primi pezzi a venir fuori dopo il nostro primo EP. Con “Ombre” ci eravamo buttati a capofitto nel mondo della musica. Noi, quattro adolescenti con i capelli sempre in disordine, quattro scapestrati che in sala prove vomitavano note con quell’impulsività che caratterizza la giovane età.
Avevamo voglia di crescere, di cambiare, di dare un valore a tutte quelle note. Così abbiamo deciso di abbandonare l’idea delle liriche in lingua inglese e di concentrarci sui testi in italiano. Così è nata “Troppo sul serio”, una canzone in cui ognuno di noi quattro si è rispecchiato, conducendo stili di vita molto frenetici seppur tutti diversi tra loro. Il brano rappresenta una presa di coscienza, una voglia di resurrezione, di rivalsa, una lotta interiore. Quella lotta che molte volte ci costringe a mettere in primo piano le consegne, il lavoro, gli impegni presi, invece che pensare alle proprie priorità. Per la parte strumentale volevamo qualcosa che potesse andare in contrasto con la routine frenetica che nel testo viene raccontata, perciò abbiamo optato per un ritmo decisamente poco violento e che instaurasse calma e relax.

-Cosa volete portare al pubblico con questo brano?

Le tematiche che abbiamo affrontato ovviamente abbracciano un larghissimo pubblico. Durante la stesura del testo abbiamo preso ispirazione dalla routine di alcuni amici, dai racconti e dagli aneddoti, dalle facce stanche della gente. A tutti loro questo brano è rivolto e dedicato, con la speranza che possano il prima possibile risolvere la loro lotta interiore. La progressione finale suonata dal piano elettrico potrebbe svelare uno stato di calma finale, potrebbe considerarsi una sorta di consolazione, una quiete dopo la tempesta, il cambiamento finale, la destinazione, la luce al di là del tunnel? Chi lo sa!

-Cosa vi ha portato a chiamare la band I Funketti allucinogeni?

Il nome è nato per caso, dopo mesi che suonavamo insieme, avevamo bisogno di identificarci. Volevamo qualcosa che rimanesse in testa alla gente (vi sfidiamo ora a dimenticarvelo!) e allo stesso tempo creare un gioco di parole con il genere che più ci contraddistingue, ovvero il funk. A molte persone il nostro nome piace, molti invece arricciano il naso e ci considerano una manica di drogati. Ma il bello è proprio questo: il nome in sé vuole anche essere una provocazione e un invito a non fermarsi alle apparenze.

-Parlateci un po’ di voi e della vostra passione per la musica.

La nostra è una band a conduzione familiare! Siamo quasi tutti parenti, e crescendo insieme ci siamo influenzati l’un l’altro. Anche la passione per la musica è nata in tenerissima età e ce la siamo trasmessi a vicenda. L’ambiente in cui siamo cresciuti era strapieno di ragazzi che suonavano, e c’erano tantissime realtà musicali nei dintorni che ci hanno sempre ispirato. Noi speriamo con la nostra musica di poter influenzare le prossime generazioni e di far provare loro le stesse emozioni che noi ci portiamo sul palco.

-Quali sono i vostri artisti di riferimento?

Essendo in quattro, le influenze musicali sono variegate: si va dal funk alla classica, dal rap all’hard rock, dal progressive al reggae, dal soul e R&B alla musica elettronica. Infatti ogni volta che siamo in sala prove è davvero difficile trovare dei punti d’incontro tra tutti e quattro. Se dovessimo nominare qualche artista di riferimento, sarebbero sicuramente Stevie Wonder, Bob Marley, Jamiroquai, Daft Punk, The Police, Caparezza, Fabri Fibra, PFM, Banco, Area, Doors e tanti altri! La lista sarebbe davvero troppo lunga! In verità cerchiamo sempre di dare al nostro sound
l’originalità che si merita, mettendoci la nostra anima e il nostro cuore.

Civins