La principessa nascosta di Valentina Cardellini: un racconto per Salento in Love

Il secondo racconto selezionato, tra quelli pervenuti in redazione, per il Contest letterario “Salento in Love – I mari e le torri”, La principessa nascosta di Valentina Cardellini, già finalista del primo Premio Salento in Love 2013 con il suo racconto lungo La conchiglia dell’amore, che si è classificato secondo. Valentina torna con un singolare personaggio che si muove tra le ombre e le luci di Torre Colimena e le sue spiagge.

La principessa nascosta
di Valentina Cardellini

La luce del tramonto accendeva la torre di un intenso chiarore. Si ergeva solitaria davanti al mare, collegata alla spiaggia da un’unica scalinata lambita da piante selvatiche.
Torre Colimena era un luogo di pace conosciuto da pochi: gli unici avventori che si spingevano in quel punto passeggiavano alla ricerca di conchiglie tra le rocce, ma se ne andavano non appena il sole scompariva dietro l’orizzonte lasciando che tutto tornasse immobile e silenzioso.
Più lontano, celate da un canneto e alte dune di sabbia, pozze d’acqua a congiungersi col mare rivelavano una colonia di fenicotteri che viveva lì, tutt’una con le nuvole del tramonto e l’aria calda della prima sera d’estate.
Gli uccelli sembravano non curarsi della giovane che camminava tra loro. Ella si chiamava Ombraluce e viveva dentro Torre Colimena.
Usciva solo all’alba e al tramonto, quando nessuno avrebbe potuto vederla: così le era stato insegnato e così, per tutta la vita, aveva fatto.
Un giorno, però, qualcosa era cambiato e, benché la fanciulla non avesse mai trasgredito agli ordini del re suo padre, i suoi pensieri avevano iniziato a uscire dalla torre, scavalcando la salina fino a perdersi chissà dove.
Tuttavia, il motivo per cui continuava a nascondersi era il suo aspetto, perché ogni cosa in lei gridava contraddizioni. Gli occhi, uno azzurro e uno nero. La pelle ambrata, i capelli color della Luna. E il suo nome, poetico e crudele, il cui suono scorreva come miele ma, malignamente, la presentava per ciò che le avevano sempre detto di essere… una creatura mostruosa.
Dunque, principessa senza favola, in una torre senza castello, Ombraluce attendeva che un principe giungesse per salvarla, come accadeva nelle tante storie che aveva letto. I suo stessi genitori, re e regina di un regno molto più vasto, quando venivano a farle visita ripetevano che prima o poi le cose sarebbero cambiate e che un principe avrebbe fatto di quelle sue diversità un motivo di grande onore.
Nonostante ciò, in diciotto anni non si era presentato nessuno.
Ma quella era la prima sera d’estate e Ombraluce camminava tra i fenicotteri senza sapere che, rannicchiato nel canneto, un giovane la stava osservando.

«Buonasera mia signora!» esclamò una voce allegra.
Ombraluce, che stava salendo le scale per rientrare nella torre, sussultò e si bloccò di spalle a chi aveva parlato.
«Chi siete?» domandò con voce impaurita.
Si trattava di un ragazzo, che subito si presentò.
«Il mio nome è Giovanni, ma tutti mi chiamano Nanni».
Poi aggiunse «Vi prego, non abbiate timore… Sono giorni che vi vedo dalla barca, quando vado a pescare. Vi ho sempre scorta da sola e mi sono chiesto se non proviate noia nel vivere in questo posto senza qualcuno che vi tenga compagnia».
Ombraluce tremò, perché prima di quel momento nessuno l’aveva mai scoperta.
«Dimenticatevi di quello che avete visto…» ebbe la forza di dire «Andatevene e non pensate più a me».
La giovane riprese la salita, ma sentì i passi di Nanni seguirla. Dopodiché una mano afferrò il suo polso.
«Mi piacerebbe scambiare qualche parola con voi» mormorò il ragazzo.
Ombraluce si girò repentina, strappando il braccio alla presa del pescatore.
«Siete contento adesso?» gridò sgranando gli occhi.
Nanni vide per la prima volta da vicino il viso della fanciulla… però, come se nulla l’avesse turbato, ripeté «Mi piacerebbe scambiare qualche parola con voi».
Ombraluce era disorientata. Come poteva quel giovane far finta di niente?
Abbassò lo sguardo e asserì «Volete prendervi gioco di me».
Nanni però si affrettò a rassicurarla. «Perché mai dovrei farlo?».
La principessa puntò nuovamente i suoi occhi dentro quelli del pescatore.
«Capisco…» sussurrò lui «Eppure io, nei vostri occhi, ho notato solo molta tristezza».
Nanni parlava con sincerità ma Ombraluce continuava a non capire perché egli non fosse spaventato dal suo aspetto.
«Voi non vedete un maleficio in me?» gli chiese incerta.
Nanni scosse la testa. «Niente affatto. Chi vi ha detto queste male parole?»
La ragazza non rispose, allora Nanni sorrise e le domandò «Voi sapete dove finisce l’ombra e inizia la luce?»
Lei trattenne il fiato, sorpresa da quel gioco di parole. Poi puntò l’indice sul proprio occhio nero, spostandolo in seguito su quello azzurro: le sue ombre, la stregoneria che la teneva lontana dalla luce.
Nanni scosse ancora la testa.
«Sbagliato» la corresse, e le appoggiò il palmo di una mano sul petto in corrispondenza del cuore.
«Qui».
Ombraluce lo guardò senza dire nulla. I suoi pensieri, però, tornarono alle storie di principi e principesse che aveva letto durante i suoi anni di solitudine: nessuno aveva mai parlato di un pescatore, di un ragazzo che veniva dal mare, e di come talvolta potesse bastare una semplice curiosità per dar vita a un incontro.
«Vi ringrazio, Nanni, ma non posso andarmene da qui. È lo stesso nome che porto a ricordarmi che debba rimanere nascosta» disse la ragazza.
«Come vi chiamate, mia signora?»
E la principessa rispose a bassa voce.
«Ombraluce».
Nanni capì in quell’istante perché la giovane fosse rimasta colpita dalle sue parole, così affermò: «È ora di scegliere non chi voi siate, perché non potete rinunciare a voi stessa. Tuttavia, è ora di scegliere come vogliate vivere… e in questo, forse, posso aiutarvi.»

Sotto le stelle di quella prima notte d’estate, Nanni e Ombraluce si lasciavano trasportare in barca dalle onde del mare. Non si erano spinti molto al largo, solo quanto bastava per ammirare Torre Colimena da un altro punto di vista.
«È così piccola, ora che la vedo da lontano» rifletté la ragazza.
Ella rivolse il suo sguardo nero e azzurro al cielo, alle stelle che brillavano sopra di loro.
«Cosa faremo quando sarà domani?»
Nanni prese la mano della principessa e rispose: «Non lo so, ma abbiamo una notte intera per pensarci».
In quel momento, la colonia di fenicotteri si stagliò nel cielo e si avvicinò al mare per cercare cibo.
I due giovani non dissero altro e rimasero a guardare gli animali, scuri profili contro il chiarore della Luna, mentre il mare continuava a cantare.

L’autrice – Valentina Cardellini
Nata a Bologna, classe 1990, scrive sin da bambina ed è appassionata da sempre di letteratura, pittura e arte in genere. Negli anni si dedica soprattutto alla narrativa per ragazzi e alla poesia, ma soltanto nel 2012 inizia a cimentarsi nella stesura di racconti per partecipare a iniziative letterarie promosse sul territorio nazionale. Le sue pubblicazioni di prosa e poesia ad oggi sono: Click (racconto), antologia “365 storie d’amore” a cura di Franco Forte, Delos Books, 2013; La conchiglia dell’amore (racconto), antologia “Salento in Love”, Libro Aperto Edizioni, 2013; Una lettera a Babbo Natale (racconto), antologia “365 racconti di Natale” a cura di Franco Forte, Delos Books, 2013; Una stella nella sabbia (racconto), antologia “365 racconti d’estate” a cura di Franco Forte, Delos Books, 2014; La bellezza di Bologna (poesia), antologia “Concorso Nazionale Guido Zucchi”, V edizioni, 2014; Manifesto dell’essere donna (poesia), antologia “Io donna… in 200 parole”, ed. Apollo, 2015; Viaggio primordialeCenerentola, oggi (poesie), antologia “500 poeti dispersi e ritrovati” (vol. 7), ed. La lettera scarlatta, 2015; Il mistero del sogno nel tempo (romanzo), Elister Edizioni, 2015, ed è il suo romanzo d’esordio; Andrà tutto bene (poesia), antologia “Concorso Nazionale Guido Zucchi”, V edizioni, 2015; Nonno Eataly (racconto), antologia “Mangia, Scrivi, Eataly”, ed. Eataly, 2015.

Approfondimenti: per scoprire il Salento
Torre Colimena è una frazione balneare del comune di Manduria, nel Salento tarantino. Il significato del nome di questa località è ancora piuttosto incerto. Questa costruzione fa parte del sistema difensivo di torri costiere volute dall’imperatore Carlo V, re di Spagna, dopo l’invasione di Otranto da parte dei Turchi nel 1480, per difendere la penisola del Salento dalle loro frequenti incursioni.
Nella piccola località di Torre Colimena, nel 1547, circa cento predoni turchi sbarcarono da cinque velieri approdati nel tranquillo e sabbioso porticciolo di Torre Colimena, per spingersi in un’incursione nell’entroterra, depredando i raccolti delle masserie attorno a San Pancrazio e Avetrana guidati da Khria, un personaggio locale convertito all’Islam.

Torre Colimena è un’area protetta insieme alle sue saline, la cosiddetta Salina Vecchia o dei Monaci, che si trova appena a nord della torre e si estende per circa 25 ettari. Quest’area, il cui sale residuo affiorante brilla sotto i raggi solari estivi, è l’ultima testimonianza delle saline che erano presenti sulle coste del Salento. Facilmente accessibile al pubblico ma altrettanto protetto e riservato, costituisce anche un luogo di ritrovo per decine di specie di uccelli migratori, tra cui fenicotteri rosa, germani reali, storni, aironi rossi e bianchi, gru, cigni, oche selvatiche, avvoltoi, picchi, capinere, martin pescatori e molti altri. E soprattutto i fenicotteri rosa attirano ogni anno migliaia di curiosi.

* La grafica della cover è a cura di Dora Foti Sciavaliere