Le ossa della principessa di Alessia Gazzola – Recensione

Le ossa della principessa è uno dei romanzi, tra il giallo e il rosa, di Alessia Gazzola, edito da Longanesi e dai quali è tratta la serie tv Rai L’Allieva.

La trama
Ambra Negri Della Valle – la collega carogna per antonomasia, la ragazza perfetta che non fa che mettere la pasticciona e simpaticissima Alice Allevi di fronte ai suoi numerosi limiti – è scomparsa. Alice e Claudio Conforti (il perfido e affascinante ricercatore in medicina legale, ex di Ambra e legato ad Alice da un complicato e sfuggente rapporto) temono il peggio quando vengono chiamati dalla procura per esaminare un cadavere ritrovato in un campo. Per fortuna non si tratta di Ambra, ma di una giovane archeologa scomparsa anni prima, mentre stava per partire per una missione di scavo nei territori palestinesi. Chi l’ha uccisa e sepolta come in un rituale con accanto una coroncina di plastica?

L’autrice – Alessia Gazzola

Alessia Gazzola (Messina, 1982) è un medico legale e scrittrice italiana conosciuta principalmente per i romanzi in bilico tra il giallo e la commedia romantica con protagonista Alice Allevi. La serie, bestseller in patria, è stata tradotta in Germania, Francia, Spagna, Turchia, Polonia, Serbia e Giappone e adattata per il piccolo schermo dalla RAI con interpetreti Alessandra Mastronardi – nei panni della protagonista Alice Allevi – e Lino Guanciale – nel ruolo dell’affascinante e cinico dottor Claudio Conforti.

Recensione
Sarò sincera. Ho apprezzato prima la fiction L’Allieva e così ho scoperto l’esistenza dei romanzi di Alessia Gazzola. È nata in questo modo la curiosità di leggere qualcosa dell’autrice, seppure nella maggior parte dei casi l’accostamento libro e pellicola soffre di una certa incoerenza che finisce per farti apprezzare più uno a discapito dell’altro, di solito è la trasposizione a perderne. È soprattutto in genere capita che faccia al contrario: prima leggo il romanzo e poi guardo il film. Però per la serie “cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia”, non credo che sarebbe stato l’ordine di approccio alle storie della Gazzola a cambiarne la mia opinione.

Scrivevo all’inizio che ho apprezzato la fiction, e non posso dire diversamente di questo romanzo: una delle pochissime volte in cui tra le due versioni si conservi indenne lo stesso spirito. Leggevo e riuscivo a vedere i personaggi vivere nei volti e negli atteggiamenti degli attori (sicuramente azzeccatissimi). Ma va riconosciuto ad Alessia Gazzola di avere un’originalissima vena creativa e un’altrettanta abilità di scrittura.

I personaggi sono tratteggiati con precisione e sembrano balzare fuori dalle pagine (allucinazioni da fiction pregressa, a parte!). Quello che li caratterizza maggiormente è l’estrema umanità, non ci sono stereotipi e idealizzazioni, ma personalità molto sfumati, non è tutto bianco o nero. Alice Allevi è intuitiva, brillante nel ragionamento investigativo, intelligente, determinata ma anche emotiva, sentimentalmente non sa quello vuole, i suoi propositi vacillano ed è molto sbadata. Claudio Conforti è l’uomo più cinico e sarcastico che si potrebbe incontrare nella vita, sembra privo di qualunque emozione, eppure sotto questa corazza di apparente insensibilità, c’è uno sguardo attento, indagatore, capace di andare in profondità, e soprattutto ha un cuore capace di intenerirsi, la sua debolezza forse è proprio Alice, che spesso bistratta come nessun altro.

mmetto che un personaggio che ho apprezzato nel romanzo, molto più che nella fiction, è l’ispettore Calligaris, mentre è in egual modo snervante Arthur, è una sorta di principino viziato, troppo concentrato su stesso e preso dai suoi bisogno, che sembra volere una relazione con Alice in cui sia lui il centro del suo mondo, senza curarsi anche delle esigenze di lei, è probabilmente questo il vero ostacolo al loro rapporto.

Alessia Gazzola amalgama molto bene il giallo (ben curato, ricco di suspance e colpi di scena) con una più fresca commedia rosa, giusto quel pizzico che dà leggerezza e brio alla trama, grazie anche a uno stile per nulla banale che infonde verve alla storia. Le ossa della principessa mi ha piaciuto molto anche per i riferimenti al mondo dell’archeologia, si nota ben studiati, anche se al di fuori del piano di competenze dell’autrice, riuscendo a tenere tutti gli elementi insieme con notevole verosimiglianza. Ho già pronto il suo ultimo romanzo sul comodino per poter continuare a leggere di Alice Allevi e delle sue avventure investigative e pasticci sentimentali.

Sara Foti Sciavaliere