“Le regole del delitto perfetto”: la serie tv che ci ha regalato Annalise Keating

Dopo sei anni di appassionanti vicende, nell’estate 2020, è calato il sipario su una delle serie tv più belle e avvincenti che io abbia mai visto: “Le regole del delitto perfetto”, in lingua originale “How to get away with murder”, ideata da Peter Nowalk e prodotta da Shonda Rhimes .

Come ha fatto questo legal drama a conquistare il mio cuore? Semplice. Ha tutti gli elementi che un prodotto di questo genere dovrebbe possedere: suspense, coerenza, originalità e dei personaggi che lasciano il segno. E il marchio di fabbrica più evidente qui lo ha chiaramente lasciato la regina del cinema Viola Davis, che, in “Le regole del delitto perfetto”, regala a noi e alla storia l’ormai leggendario personaggio di Annalise Keating, uno dei più iconici e meglio scritti nel mondo delle serie tv.

Tutta la trama ruota intorno ad Annalise, una donna forte, intelligente, determinata e potente, una vera leader. È il miglior avvocato penalista in circolazione nonché una brillante docente di diritto penale presso la Middleton University, una rinomata università di Filadelfia, nello stato della Pennsylvania. Ogni anno sceglie, insieme ai suoi fedelissimi collaboratori Bonnie Winterbottom (Liza Weil) e Frank Delfino (Charlie Weber), alcuni studenti del suo corso, affinché le facciano da tirocinanti, assistendola nei suoi casi giudiziari.

Nel corso della prima stagione, il gruppo degli eletti, i cosiddetti «Keating Five», è formato dal giovane idealista in cerca della verità Wes Gibbins (Alfred Enoch), dalla sfortunata e malinconica Laurel Castillo (Karla Souza), dall’ambiziosa e competitiva Michaela Pratt (Aja Naomi King), dal ricco e simpatico Asher Millstone (Matt McGorry) e dall’apparentemente gelido Connor Walsh (Jack Falahee), che si scioglierà solo quando incontrerà Oliver Hampton (Conrad Ricamora), il grande amore della sua vita.

Ognuno di loro è lì per un motivo specifico: il destino o chi per lui li ha portati dove sono per una ragione. Sono pedine e protagonisti di un intreccio perverso, che lascerà intorno a sé una scia di terribili omicidi, in cui tutti, in un modo o nell’altro, verranno coinvolti. A proteggerli, con tutte le sue forze, ci sarà sempre Annalise, la madre senza figli, la donna che, per essere accettata, ha sacrificato sé stessa.

Questo personaggio dalle mille sfaccettature è un vortice di contraddizioni. Annalise riesce a nascondersi dietro alla maschera che si è creata e per questo nessuno la capisce fino in fondo. Non è mai scontata e non incarna nessuno stereotipo. Sono queste le caratteristiche che rendono la Keating estremamente interessante.

Lotta per i deboli, gli emarginati, i dimenticati, vince le cause che i più riterrebbero perse in partenza e affronta i potenti a muso duro per ottenere giustizia. Nonostante ciò non è un esempio di virtù. I suoi metodi il più delle volte sono, infatti, sbagliati e immorali e non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere i suoi obiettivi.

Ma Annalise è più umana di quanto voglia far credere. Dall’ombra dell’avvocato forte e imperscrutabile emerge occasionalmente una donna fragile, che annega la vulnerabilità in un bicchiere, una donna con un passato doloroso fatto di abusi e repressione, una donna che ha combattuto con le unghie e con i denti per ottenere la posizione che ha ora in società.

“Le regole del delitto perfetto” è una serie che può non essere perfetta per tutti, ma con la sua trama avvincente, con i suoi personaggi ben costruiti, con le tematiche rilevanti che affronta e con il suo finale coerente, circolare e carico di emozioni contrastanti, sono convinta che conquisterà anche voi.

«Buongiorno. Non so quali cose terribili abbiate fatto nella vostra vita fino a questo momento, ma se vi hanno assegnati al mio corso avete un karma sballato. Sono la professoressa Annalise Keating e questo è Diritto Penale I o, come preferisco chiamarlo io, “Come evitare una condanna per omicidio”».

Liliana Passiatore