Leggere Shakespeare a Kabul: il romanzo di una storia vera e il coraggio della cultura

Edito da Newton Compton, scritto da Qais Akbar Omar e Stephen Landrigan, Leggere Shakespeare a Kabul, esce oggi nelle libreria per raccontare una storia vera in una terra difficile.

Trama
Dopo un lungo viaggio in Afghanistan, l’attrice francese Corinne Jaber decide di mettere in scena a Kabul “Pene d’amor perdute” di Shakespeare.
Il primo scoglio che deve affrontare è il testo, non esistono infatti traduzioni in Dari dell’immortale poeta inglese. E poi bisogna trovare gli attori: sfilano davanti agli occhi di Corinne e dei suoi collaboratori persone dalle più diverse provenienze sociali, tutte disposte a rischiare, e molto, pur di realizzare un sogno. Ci sono anche le donne, consapevoli dei pericoli cui vanno incontro in un Paese in cui mai si è vista una donna sul palcoscenico insieme agli uomini. Grazie al coraggio e alla passione di tutti, in mezzo a mille difficoltà, Pene d’amor perdute prende forma, gli attori si rivelano geniali, e capiscono che il grande e lontano Shakespeare ha scritto una commedia “afghana”, tanto la sua ironia, la leggerezza e la poesia sono vicine alla loro cultura. Ma in che modo verrà accolta la commedia in un Paese dove guerra, violenza e discriminazioni sono all’ordine del giorno? Amore per la conoscenza, desiderio di elevarsi al di sopra della terribile realtà quotidiana e di mettersi alla prova in qualcosa di mai tentato e sperato, solidarietà con i propri simili, si fondono in una storia dalla quale è difficile staccarsi anche quando si è finito di leggerla.

Leggere Shakespeare a Kabul racconta di una storia realmente accaduta, dove diffidenza, avversione e sottomissione culturale saranno gli ostacoli che i protagonisti dovranno affrontare per realizzare un miracolo. È l’impresa senza precedenti di una regista francese che nel 2005 è riuscita mettere in scena un’opera di Shakespeare in Afghanistan, un Paese dove non esistono né teatri né attrici.

Corinne Jaber di nazionalità canadese con padre siriano e madre tedesca è l’artista e la donna temeraria protagonista di questo romanzo e della storia vera che lo ha ispirato divenendo quasi una leggenda e con dieci anni alle spalle di teatro itinerante in Africa e India insieme a Peter Brook. Alle Olimpiadi del 2012, tra le trentasette opere del bardo vittoriano rappresentate in altrettante lingue sul palco del Globe Theatre di Londra, giungeva dall’Afghanistan la seconda performance diretta da Corinne Jaber, “La commedia degli equivoci”.

Chi racconta invece questa storia affascinante, forse ancor più perché reale, collaborarono con l’attrice al tempo della rappresentazione di “Pene d’amor perdute”. Stephen Landrigan è un ex giornalista americano e Qais Akbar Omar un ex venditore di tappeti poi diventato interprete.

L’atto di Corinne Jaber raccontato in Leggere Shakespeare a Kabul è stato un autentico atto rivoluzionario, soprattutto per le donne che sono entrate in scene. Una delle attrici – una ex annunciatrice televisiva – si trova a dover far fronte alle minacce che per questo lavoro il marito riceveva da parte della loro puritana comunità di provenienze, finché è stato ucciso. Ora la donna e figli vivono all’estero. Una storia quindi che racconta del coraggio di Corinne Jaber, ma anche di quanti credono nella cultura come opportunità per sfondare i limiti culturali di un Paese.