Al Musée d’Orsay di Parigi, fino al 25 gennaio 2015, con una selezione di opere di grandi artisti – da Goya a Delacroix, Picasso e Duchamp – per raccontare il controverso personaggio del nobile Sade, vissuto alla fine del Settecento autore di diversi libri erotici, drammi teatrali e saggi filosofici, molti dei quali scritti mentre si trovava in prigione.
L’audace Guy Cogeval, presidente del Museo d’Orsay, ha ideato una mostra dedicata a Donatien-Alphonse-François marchese de Sade, “Sade. Attaccare il sole”, nella ricorrenza del bicentenario dalla morte. Sade di rado schizzò un foglio, ma fu uno degli scrittori più prolifici e disperati del suo tempo: illuminista e anti-illuminista, filosofo “selvaggio” fu un “maudit” in vita e in morte, anticonformista nell’arte, irriducibile anticlericale e materialista seguace di de La Mettrie e del barone d’Holbach.
Questa sfida nasce da Annie Le Brun, autrice di un importante libro sul marchese, che ha permesso di conoscere l’autore di Justine in tutte le sue sfaccettature attraverso le molteplici suggestioni che il suo talento letterario esercitò nell’Ottocento e soprattutto nel Novecento. È noto che la letteratura francese rimase folgorata o comunque affascinata dai testi fluviali di Sade: a cominciare da Baudelaire a Flaubert, da Huysmans a Barbey d’Aurevilly, fino a Apollinaire: ma non è certo agevole seguire il filo degli eccessi sadiani attraverso opere figurative.
La mostra affronta temi come “la ferocia e la singolarità del desiderio, della distanza, dell’estremo, del bizzarro e del mostruoso, del desiderio come principio di eccesso e di ricomposizione immaginaria del mondo”: proprio per i temi trattati, sul sito dell’esposizione si può leggere l’avvertimento “il carattere violento di alcune opere e documenti può urtare la sensibilità dei visitatori”.
L’arte moderna non esitò a rappresentare violenza e sadismo, ma si nascose dietro la storia sacra o la mitologia. “Il combattimento dei gatti”, le scene dei “Cannibali” di Goya e il “Massacro” di Kubin, alcuni acquerelli preparatori della “Zattera della Medusa” di Géricault o le scene terrifiche di Desprez o di François de Nomé, “Giuditta e Oloferne” di von Stuck sono testimonianza che «la crudeltà non è altro che l’energia dell’uomo che la civiltà non è riuscita a corrompere», come scrive nella “Philosophie dans le boudoir”. Ribaltamento di ogni morale, irrisione di ogni etica a esaltazione del suo ego smisurato e di un serpeggiante erotismo. Di qui le spettacolose scene di Delacroix fino all’apice celeberrimo della “Morte di Sardanapalo”. La donna e il suo corpo sono il focus di una ricerca furiosa che non risparmia l’oggetto della passione, in cui fa naufragare inibizioni e tabù. Lungo questo filo si va dal “Ratto di Elena” di Piazzetta, a Palma il giovane, a Füssli, Cézanne, Picasso che temi crudeli e sensuali affrontarono ciascuno a suo modo.
Il corpo della donna diviene nelle foto di Man Ray un campo privilegiato di violenza, crudeltà e raffinato erotismo. Il più affascinante ritratto di Sade è di Man Ray (1936) che raffigura il busto come fosse una fortezza di pietra, simile a quella che gli sta di fronte: le prigioni Sade le conobbe assai bene e vi fu rinchiuso per ventisette anni sotto i regimi della repubblica, della monarchia e dell’impero. Un accanimento contro di lui che non conobbe soste, anche perché il marchese di ogni sregolata nefandezza si era macchiato nel corso della sua rocambolesca e scandalosa vita che fa impallidire Don Giovanni, Cagliostro e Casanova. I Surrealisti con maggiore avidità seppero attingere del repertorio sadiano, avendo fatto tesoro della tradizione oscena di fine Settecento di Lequeu, per giungere agli amplessi del compassato Ingres che attinge ai “Modi” di Giulio Romano, per giungere a Rodin, Picasso, Rops fino a una sterminata iconografia “cochon” in stampe, incisioni, libri che ebbero una nascosta ma incredibile fortuna.
Per promuovere la mostra, coordinata da Ann Le Brun, il Musée d’Orsay ha commissionato ai videoartisti David Freymond e Florent Michel un video. Richiamando lo stile provocatorio di de Sade, il video mostra la simulazione di un’orgia, con i corpi degli attori a formare il nome del marchese.