Pietra è il mio nome di Lorenzo Beccati – Recensione

Suspense, mistero e Storia si combinano nel thriller storico Pietra è il mio nome di Lorenzo Beccati, pubblicato da Editrice Nord giusto un anno fa. Con una prosa evocativa, l’autore ci trasporta tra i carruggi di una Genova inedita, vista attraverso gli occhi di Pietra, una donna dall’apparenza fragile ma dall’anima pavida, che deve scontrarsi con superstizioni e pregiudizi, intrighi e vendette.

«Pietra è il mio nome, vivace rievocazione storica di una città fotografata in un momento difficile ma ricco di suggestioni, attraverso un personaggio femminile che vale la pena conoscere.» (Wuz.it)

La trama
Genova, 1601. La chiamano la Tunisina. La disprezzano e, allo stesso tempo, la temono. Ma è a lei che i genovesi si rivolgono se hanno bisogno d’aiuto, perché Pietra è una rabdomante: sa ritrovare gioielli rubati, persone scomparse; riesce a smascherare ladri, truffatori e assassini. Tutti credono sia la custode di un potere arcano, ma la verità è più semplice: Pietra è una donna arguta, è questo il suo potere, che le permette di venire a capo di misteri e faccende irrisolte, laddove altri non riescono a trovare il bandolo della matassa.

Questa volta, però, l’incarico che attende Pietra è diverso da qualsiasi altro. Mentre Genova è in preda alla frenesia del Carnevale, viene ritrovato il cadavere di una giovane, massacrata a morte e, lì accanto, c’è una bacchetta da rabdomante che sembra indicare Pietra come autrice del delitto. Per dimostrare la propria innocenza, Pietra inizia quindi a indagare e, ben presto, si rende conto che quell’omicidio sta riportando dal suo passato in orfanotrofio antichi e terribili rancori. Adesso per Pietra è giunto il tempo di affrontarli, di scoprire la causa di quelle atrocità e di porvi fine prima che l’assassino colpisca ancora. Prima che l’assassino torni per lei.

Recensione
Pietra è un nome non comune per una ragazza, ma che porta con sé i tratti caratteristici della protagonista del romanzo di Beccati e della sua storia. Come si può leggere, infatti, sulla quarta di copertina: “Il mio nome è resistente come i pregiudizi che mi perseguitano. Il mio nome è aspro
come il pericolo che striscia tra i vicoli di Genova. Il mio nome è duro come i colpi che hanno insanguinato la notte”. E Pietra – o Petra come preferisce farsi chiamare o la “Tunisina” come invece l’appella spregiativamente la gente – lotta ogni giorno con i pregiudizi e le maldicenze dei suoi concittadini, costringendola a indossare una corazza di asprezza e cinismo rispetto al mondo che la circonda malgrado continui a rispondere agli appelli di chiede il suo aiuto.

Da tutti è creduta una rabdomante, capace con la sua bacchetta di trovare tutto ciò che è perduto, disperso o rubato, siano essi oggetti o persone. Persino capace di capire quale sia la fonte di un malessere. Sono questi i panni che è costretta a vestire ogni giorno Pietra per poter guadagnare qualche moneta per sé e sua nonna. Non è, tuttavia, un potere sovrannaturale a guidare le azioni della ragazza, ma il suo intuito e la sua mente acuta. Pietra sa che il mondo degli uomini non ammetterebbe mai di essere inferiore all’intelligenza di una semplice donna, così preferisce affrontare quotidianamente i pregiudizi e le superstizioni nei confronti del suo pseudo-dono, piuttosto che rivelare che la soluzione di ogni caso è frutto della logica, del suo ragionamento deduttivo. Vediamo Pietra muoversi tra i carruggi di Genova, come un’investigatrice a tracce di indizi che come pezzi di un puzzle si ricompongono per risolvere il mistero.

Petra: [n.d.r] «Voi siete in malafede. Sapete che io…»
«Dirò che a uccidere il falsario di reliquie è stato questo mercenario. Nessuno potrebbe credere che a farlo sia stata una donnicciola insulsa come te.»
«Ascoltami bene…»
Ancora una volta, il prete non lascia che la ragazza porti a compimento la frase. «Taci. So cosa vuoi dire. Sarai ricompensata, non temere. Sparisci.» Il tono del segretario del vescovo, prima calmo, si è improvvisamente alzato, per rimarcare l’ordine.
Pietra si gira ed esce da quel macabro casolare, tenendo una mano sul naso per proteggersi dalla puzza che ora le sembra più penetrante e nauseabonda.
Ancora una volta, si rallegra d’essere riuscita a nascondere il suo acume dietro lo strumento da rabdomante. Ancora una volta, ha constatato che è più facile tollerare il potere di un’asticella d’osso che l’intelligenza di una donna. Ed è meglio così, riflette, ricordando come la faccenda delle false reliquie aveva inizio.

Una narrazione che tiene con il fiato sospeso, con descrizioni molto vivide e crude nei dettagli.
Solo due piccole annotazioni sfavorevoli sono emersa nel corso della lettura. Innanzitutto, trattandosi di un romanzo storico è naturale che emergano degli elementi o dei termini distanti dalla nostra realtà e quindi per dovere di cronaca e chiarezza si voglia dare spiegazioni, però capita più volte che Beccati lo faccia in modo didascalico, come se si trattassero dei chiarimenti di un libro di un manuale di Storia, creando una momentanea frattura nella fluidità della lettura. In secondo luogo, le pagine che introducono la figura di Marcus, poco per volta, inserite in capitoli sporadici, se da una parte sono un ulteriore elemento di tensione narrativa dall’altro si disperdono nella lettura generale, seppure poi si ricompongano sul finale. Personalmente, sono stata più volte tentata di saltare a piè pari quei capitoli perché mi davano l’impressione di interrompere fastidiosamente l’incalzare degli eventi e intralciare la storia di Pietra, tanto ben resa anche grazie ai ben studiati flashback della sua infanzia in orfanotrofio e la sua vita sull’isola tunisina di Tabarka.

Le note negative (dettate dal gusto personale!) non intendono però sminuire la forza narrativa di questo romanzo e concludo facendo riferimento alla recensione di Pietra è il mio nome scritta su la Repubblica, dove si leggeva: «merita di essere letto subito, e presto trasformato in un film» e concordo in pieno! Il modo in cui la narrazione avanza e lo stile con cui è raccontata inducono a immaginare la storia proprio come le sequenze di un film.

Leggi un estratto di Pietra è il mio nome. Clicca qui.

L’autore – Lorenzo Beccati
Lorenzo Beccati è nato a Genova nel 1955. Dai primi anni Ottanta, è il più stretto complice di Antonio Ricci, con il quale ha collaborato a creare alcuni dei programmi televisivi più fortunati di tutti i tempi: da Drive-In a Paperissima a Striscia la notizia, Lorenzo Beccati può considerarsi uno degli autori più importanti della storia della televisione italiana. Il suo sito è www.lorenzobeccati.com.

Leggi l’intervista rilasciata di Lorenzo Beccati a Vanity Fair. Clicca qui.

Booktrailer_Pietra è il mio nome di Lorenzo Beccati.

Sara Foti Sciavaliere