“Pizzica amara” di Gabriella Genisi – Recensione

Edito da Rizzoli nel 2019, “Pizzica amara” della scrittrice barese Gabriella Genesi, di recente sul piccolo schermo con la miniserie su Lolita Lobosco protagonista di alcuni suoi titoli ambientati a Bari, in questo romanzo a metà tra giallo e noir ci porta invece in Salento, non quello dai mari cristallini, le spiagge bianche, le bellezze barocche, ma in un Salento dalla terra rosso sangue e con un cuore nero.

La trama
Nel cimitero di un paesino vicino a Lecce, terra incantata battuta dal vento e incendiata dal sole, viene profanata la tomba di Tommaso Conte, un ragazzo morto qualche anno prima per un sospetto incidente. Poco tempo dopo, lì vicino, vengono trovati due cadaveri: una ragazza di origini balcaniche dall’identità sconosciuta e la liceale Federica Greco, figlia di un senatore. Annegata sulla spiaggia la prima e impiccata a un albero la seconda. A indagare c’è il maresciallo Chicca Lopez, giovanissima salentina e carabiniera ribelle.

Appassionata di moto e fidanzata con Flavia, una compagna piuttosto esigente che, come i più genuini mariti pugliesi, la aspetta a casa pretendendo la cena, Chicca ogni giorno lotta per farsi spazio in un ambiente di soli uomini come quello della caserma. Determinata, cocciuta, sfrontata, è alla ricerca della verità costi quel che costi, anche la vita. Cosa lega quei cadaveri e la serie di inspiegabili sparizioni degli adolescenti della zona? E chi è quella donna che si dice possegga gli antichi poteri delle macare, le streghe del Salento? Combattendo l’omertà di una comunità che non vuole incrinare l’immagine di terra da sogno, Chicca Lopez si troverà invischiata in una vicenda dai contorni sempre più inquietanti, tra rituali sanguinosi, magia e loschi traffici.

L’autrice – Gabriella Genisi
È nata nel 1965, a Mola di Bari. Ha scritto numerosi libri e ha inventato il personaggio del commissario Lolita Lobosco, la poliziotta più sexy del Mediterraneo, protagonista di alcuni romanzi pubblicati da Sonzogno: “La circonferenza delle arance” (2010), “Giallo ciliegia” (2011), “Uva noir” (2012), “Gioco pericoloso” (2014), “Spaghetti all’assassina” (2015), “Mare nero” (2016) e “Dopo tanta nebbia “ (2017). Ha inoltre scritto: “La teoria di Camila. Una nuova geografia familiare” (Perrone, 2018) e “Pizzica amara” (Rizzoli, 2019).

Recensione
Uno stile descrittivo e asciutto allo stesso tempo, per indagare (come indaga il maresciallo dei carabinieri Francesca Lopez fa nel suo intricato caso ) l’animo dei personaggi e lo spirito della terra in cui Gabriella Genisi ambienta questa storia a metà tra il giallo e il noir a tinte molte decise.

Come scrivevo nel lead della recensione, quello che viene narrato dalla Genisi in “Pizzica amara” non è il Salento che ormai in molti conosco, quello dei turisti, del sole e del mare, della bellezze artistiche incise nella calda e chiara pietra locale, ma un Salento più oscuro, cupo, che attinge a leggende e superstizioni che affondano le radici in un passato fosco e magico.

“[…] il Salento, nell’immaginario collettivo di chi non ci vive, è un luogo prettamente estivo, monostagionale. Un posto dove c’è sempre il sole, tante luce, mare azzurro, colori accesi: il giallo della campagna, il rosso della terra, il blu del mare e del cielo. È l’esotico a portata di mano, la trasgressione a buon mercato, il fascino di un mondo antico dove anche il nome dei vini ti trasporta in una dimensione arcaica. Negroamaro, primitivo, vini rossi e forti che surriscaldano i sensi e fanno girare la testa, come il suono della pizzica, il sole che batte sulla testa come un martello. È difficile pensare a un Salento crepuscolare, invernale, tenebroso, perché nel repertorio dell’iconografia estiva non esistono quelle istantanee, quelle storie. Ma così, il primo rischio è comprendere solo una frazione della realtà e perdere la vera anima di un luogo e della sua gente.[…]”

Peccato per una serie di inesattezze su luoghi e fatti (forse per le fonti che guardano a una visione più fantastica e leggendaria, che alla sua dimensione pienamente storica), dettagli che comunque sicuramente ben imbastiti al resto della trama non si notano per chi non conosce bene Lecce e il Salento, ma che personalmente mi hanno fatto un po’ arricciare il naso (probabilmente un eccesso di critica), pur non negando che in sé il romanzo è ben scritto e la storia cattura da subito, con la giusta tensione tipica della narrativa poliziesca, del giallo da indagare e risolvere, il mistero da svelare, in questo caso un mistero molto ingarbugliato in cui sciogliere i nodi non sarà semplice, anche dopo che la verità possa essere intuita.

Sara Foti Sciavaliere