“Poser”, il disco d’esordio di Geims

Dopo l’uscita dei singoli La Fine del Mondo, Weekend, Cougar e Buonanotte, Geims pubblica il suo disco d’esordio “Poser”, che nomina anche l’etichetta fondata da Andrea Gonnellini e dall’artista stesso.
Poser è l’epiteto per descrivere una persona che finge di appartenere ad una subcultura, ma senza conoscerla veramente a pieno.

Già dal numero di brani all’interno del disco si intuisce la passione di Geims per gli anni ’60-’70, quando i dischi erano brevi, ma molto intensi.

Le otto canzoni ci accompagnano in un viaggio attraverso il background musicale dell’artista, rivivendo gli ultimi sessant’anni della musica rock, passando dal garage anni ’60 al pop punk dei primi anni ’90.

“Poser” si apre con il singolo Cougar e capiamo che l’intento di Geims è sempre lo stesso: voler spaccare tutto. Il disco prosegue con i singoli Buonanotte, Weekend e La Fine del Mondo.

Se con singoli come La Fine del Mondo e Weekend avevamo visto la voglia di raccontare in maniera scanzonata la quotidianità – nel bene e nel male – di un post-adolescente, in brani come Queste Luci scopriamo un altro lato di Geims: quella di un giovane adulto che si interroga sul suo passato e su quelle che sono le sue ambizioni e paure per il futuro, compresa l’ipotesi di cercare ‘un’altra casa, un altro Sole’ e l’adolescente con la passione per il punk viene sostituito da distorsioni più massicce, riverberi e un riff che rende omaggio ai Pixies.

Canzoni come Fogli Bianchi e Cesare lasciano meno spazio alla voglia di ballare e ci portano verso atmosfere più romantiche, tra un synth psichedelico e una chitarra folk che porta il nome di un illustre personaggio romano, ma che Geims afferma essere più ‘un tributo a Johnny Cash, sia musicalmente sia per i contenuti’.

Il disco si chiude con la titletrack: un velato attacco al mercato discografico, ma con il desiderio di farne parte senza scendere a compromessi, il tutto in neanche due minuti di canzone. Nel ritornello possiamo sentire quella che sembra una dichiarazione di intenti da parte dell’artista ‘La festa è finita, ma la musica c’è’, come voler sottolineare che siamo giunti alla fine di questo disco d’esordio, ma che ci aspettano ancora tante sorprese.

Non sappiamo se Geims sia un poser oppure no, ma il suo disco d’esordio – pur essendo molto vario – risulta incredibilmente coerente, forse perché appartiene e conosce davvero tutti i generi che ci ha proposto, ma si prende la libertà di giocarci e sperimentare senza schierarsi definitivamente con uno soltanto.

Allora chi è davvero un poser? Forse Geims lo è, ma con questo disco conferisce a questo termine una rinnovata e positiva accezione.