“Roccia” di Alice Invitto: recensione del racconto vincitore del Premio Salento in Love 2013

Ho letto con  molto interesse le due pubblicazioni di Salento in love – “Roccia” e l’antologia del Premio – e, devo dire, con un po’ di malinconia. Purtroppo, pur essendo entrata nella rosa dei finalisti, non ho potuto partecipare a questa competizione letteraria fino alla fine per motivi personali. Recensire i racconti dei miei colleghi è stato un po’ come rivivere a distanza le loro emozioni. Salento in love è un premio che continuerò a seguire col cuore.

Il primo racconto è quello vincitore di Salento in Love: “Roccia” di Alice Invitto.

Trama
Roca, XV secolo. Le incursioni delle navi turche impongono l’esodo della gente di Roca verso l’entroterra. Una squadra di guardie armate dovrà presiedere la costa, tra loro il giovane e coraggioso Loysio, che nella tempesta degli eventi lega il suo cuore a Nina, ragazza generosa e indipendente. Un amore ancora tenero messo a dura prova dalla separazione. I Turchi intanto prendono d’assalto la costa e solo una delle guardie fa ritorno alla nuova fortezza. Quale sorte è toccata a Loysio? Nina si arrenderà al pensiero di non rivederlo?

Recensione
La storia d’amore dei protagonisti, Loysio e Nina, ha come sfondo la conquista avvenuta da parte dei turchi di Gedik Ahmet Pascià nel 1480. Un periodo che stravolse la vita dei salentini, trasformando addirittura l’assetto del territorio. Roca ne è l’esempio. Nessuna guerra è giusta, ma quelle combattute per fanatismo religioso, o analogamente per epurazione razziale, lasciano impronte dolorose nella memoria di un luogo. Nell’anno della beatificazione degli ottocento martiri di Otranto, questo racconto ci regala la storia di due vite umili  – entrambi sono figli del volgo, artigiani e pescatori di Roca vecchia – dotate di grande orgoglio e dignità. Quello stesso orgoglio che ha permesso alla gente di questa terra di attraversare indenne secoli di dominazioni e catastrofi. Si respira l’atmosfera del tempo, con una coralità molto densa. Anche i personaggi minori sono ben delineati. Zia Tomasina è spassosa nei suoi dialoghi biascicati con la bocca sdentata.

Le famiglie di appartenenza prendono la scena nei primi capitoli. Loysio è figlio di mastro Bernaldo, costruttore a cui il conte di Lecce Gualtiero di Brienne ha commissionato la riedificazione del villaggio di Roca, dopo ben cinque devastazioni. Nina è figlia di pescatori, l’ultima nata dopo otto maschi. Coccolata dal padre e dai fratelli maggiori, incontra Loysio nel momento più drammatico della sua vita. Il ragazzo, dopo aver perso il padre in mare, va alla ricerca di pesci morti sulla spiaggia per poter sfamare la madre e gli altri fratelli.

Nina resta colpita dalla fierezza che nonostante tutto il ragazzo riesce a conservare. E si incontreranno ancora, mentre il villaggio è sconvolto da fatti sempre più tragici che culmineranno con la fuga della popolazione, l’invasione turca e infine la distruzione completa di Roca. Un’azione, quest’ultima, ordinata dallo stesso Governatore della provincia di Terra d’Otranto Ferrante Loffredo per impedire ai  pirati di Barberia di usare il luogo come avamposto di partenza per le incursioni lungo la costa.  Un amore timido, con la dolcezza dell’adolescenza. Come altro non può essere tra due giovanissimi. Un amore che verrà presto separato dagli eventi. Loysio decide di far parte del gruppo dei ventisei uomini di guardia che dovranno proteggere il villaggio dai turchi.

Loysio, attraverso le vicende della sua vita, diventa uomo e svela un animo puro, pronto a compiere azioni eroiche. Difende la propria terra, combatte per la sua famiglia e per la donna che ama. Anche Nina cresce, si fa una donna. Mette da parte le paure e parte assieme ai fratelli alla ricerca del suo amato, ferito e disperso a Roca vecchia. L’ultimo capitolo “ La vecchia torre” è sicuramente il più poetico. Proprio quella costruzione antica, messa a guardia del villaggio e del mare, si anima, partecipe della salvezza di un amore puro che riscatta gli uomini da ogni bassezza e mediocrità. Riporto per concludere lo stralcio finale del racconto dove la torre è protagonista.

Non era riuscita a difendere il suo popolo dai turchi, né dai corsari. Ma poteva ancora fare qualcosa. Fino all’ultimo frantumo di fuoco evitò Isauro che teneva il giovane ferito tra le braccia. L’ultima scena che vide furono i baci tra Nina e Loysio, il loro pianto di gioia e paura, di dolore e pace. L’ultima voce che udì fu quella di Palmo, disteso morente, che domandava perdono al padre, al fratello, alla vita. L’ultimo profumo che respirò fu un anelito di brezza marina.

Anna Gioiosi