Sanremo 2019: chiude la 69esima edizione (… e diciamo anche la nostra)

La 69esima edizione del Festival della Canzone Italiana si è conclusa e questo Sanremo 2019 più che mai, e sempre grazie ai nostri amati social, è stato il festival delle polemiche e della continua caccia alle streghe. Quest’anno sul palco dell’Ariston si sono alternati finti indie, trapper travestiti da rocker di dubbio gusto e vecchie glorie da palcoscenico.
Passiamo ora alla classifica con relativi voti. Vi ricordo che questa votazione è data da una mia precisa e inossidabile idea musicale perciò se non vi garba potete tranquillamente chiudere qui il pezzo.

Le pagelle di Civins – Finale di Sanremo 2019

Mahmood – Soldi: voto 7
Il problema tecnico iniziale non lo penalizza minimamente, anzi, Mahmood va dritto come un treno. La canzone è udibile al genere umano, moderna e giovane, nel testo e nel sound. Non a caso la sua “Soldi” è al momento il brano più trasmesso dalle radio, giustamente dipende da quanto le paghi per trasmettere il tuo pezzo, piace moltissimo ai giornalisti della sala stampa. Vince, un po’ a sorpresa questo Festival, ma è davvero una sorpresa annunciata dal 4 febbraio.

Al secondo posto sul podio, ma secondo alcuni il primo degli ultimi.
Ultimo – I tuoi particolari: voto 6
Porta un compito in classe sanremese adeguato alla sufficienza. Niccolò era di certo il cantante più atteso alla quale hanno pestato i piedi visto che era stato presentato come il vincitore annunciato. Una canzone d’amore, dolce, con il solito ritornello a tutta canna tipico delle canzoni di questo artista. «È da tempo che non sento più la tua voce al mattino che grida “bu”» è già un tormentone per gli under 18 di cervello.

Al terzo posto, purtroppo (!)
Il Volo – Musica che resta: voto 5
Entrano nel pezzo in maniera più convincente rispetto alle prime serate. Il genere è quello classico del Volo: puntano tutto sulle loro voci da tenori apprezzate nel mondo ma non da me. Il pubblico li ama e gli tributa un lungo applauso. Rispetto a “Grande amore” la melodia è leggermente più moderna, segno che anche loro hanno intenzione di svecchiarsi un po’. Puntavano al podio e ci sono arrivati.

4. Loredana Bertè – Cosa ti aspetti da me: voto 7
Nuova, meritata, standing ovation alla fine della sua esibizione da parte del pubblico dell’Ariston. Loredana si regala una nuova giovinezza nella sua lunga carriera. Fa suo un brano di Vasco Rossi ritmato e ben scritto. Un possibile tormentone, nel solco di “Non ti dico no” di quest’estate. La sua voce graffiata patrimonio dell’umanità. Finisce a un passo dal podio, e il pubblico dell’Ariston fischia furioso. Avrebbe meritato di più?! Forse sì come tributo alla carriera

5. Simone Cristicchi – Abbi cura di me: voto 8
Ha portato il teatro-canzone all’Ariston, come fece Faletti. Un esperimento non facile ma che nel complesso si può dire riuscito. Attendavamo il suo ritorno e lo ha fatto in maniera egregia ed esemplare, dimostrando compostezza e pacatezza. Meritato il premio come migliore interpretazione.

6. Silvestri – Argento vivo: voto 8,5
La finale di questo Festival di Sanremo 2019 parte subito forte con una delle canzoni più intense e belle, quella appunto di Daniele Silvestri con il rapper Rancore. I due si intendono a meraviglia, raccontano una storia forte e originale. Fa incetta di premi come il Premio della critica, magari qualche posizione in più sarebbe stata perfetta.

7. Irama – La ragazza col cuore di latta: voto 5,5
Il brano è cresciuto con gli ascolti, si fa accompagnare da un coro gospel per dare ancora più pathos al pezzo, che racconta una storia toccante di una ragazza che ha subito violenze domestiche. Irama, amatissimo dai giovani, è già in tutte le radio e a gamba tesa è terzo nelle tendenze di Youtube. Le bimbe di Giulia De Lellis hanno però fallito la missione di far vincere questo bimbo troppo cresciuto.

8. Arisa – Mi sento bene: voto 7
il febbrone da cavallo non la ferma, esce in lacrime meglio delle ultime edizioni del Festival, ma non basta.

9. Achille Lauro – RollsRoyce: voto 5,5
Nonostante le critiche degli ultimi giorni, si presenta ogni volta sul palco con personalità. Cita dei miti come Elvis Presley, Amy Winehouse, i Doors e Jimi Hendrix. Meriterebbe solo per questo motivo, troppo forte ancora per il Festival di Sanremo.

10. Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood: voto 7
Una canzone sentita, vissuta, cantata con grande intensità. Ci si aspettava qualcosa più in linea con le scelte musicali fatte finora. Ma racconta la sua Livorno e la sua infanzia con una nostalgia e una sincerità disarmante. Penalizzato spesso per via degli orari troppo tardivi nelle sue esibizioni, quasi sempre intorno alla mezzanotte.

11. Boomdabash – Per un milione: voto 8
Portano il raggae e il Salento a Sanremo. Un brano in chiave futura visto che ci farà ballare nel corso della prossima estate.

12. Ghemon – Rose viola: voto 7+
La canzone che è cresciuta nel corso di queste cinque serate. Ghemon ci regala un brano fresco, diverso, vagamente erotico e dichiaratamente soul.

13. Ex-Otago – Solo una canzone: voto 6+
Lui ha un bel viso e una voce calda e riconoscibile, e questo aiuta. Il brano è leggero e non troppo sanremese, può andare bene in radio. Canzone moderna e senza troppe pretese. Una sufficienza piena per un gruppo che con “Marassi” ci aveva abituato in maniera diversa.

14. Motta – Dov’è l’Italia: voto 6,5
Il brano che strizza l’occhio al tema dei migranti, non poteva mancare. Martellante il ritornello, “dov’è l’Italia amore mio? Mi sono perso”. Lui si esibisce con trasporto e credibilità, pronto anche per il grande pubblico, non solo indie.

15. Francesco Renga – Aspetto che torni: voto 5
Come a scuola, può fare di più ma non si applica. Nel corso delle serate cala notevolmente e non dà quello che negli anni ha dimostrato.

16. Paola Turci – L’ultimo ostacolo: voto 6
La migliore esibizione di tutte e cinque le serate. Provocante, precisa, convinta di sé. In questa settimana aveva avuto delle esitazioni per un brano che non è di per sé un capolavoro, nella finale è stata da applausi. Un’interprete che avrebbe meritato più successo di quello che ha avuto nella sua carriera.

17. Zen Circus – L’amore è una dittatura: voto 7
La quota rock di questo Festival. Gli Zen Circus corrono su un brano dritto e senza ritornelli, non si fermano neanche per sbaglio. Per me avrebbero potuto anche meritare qualche posizione in più.

18. Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta: voto 4
Da un anno ammorbano il web con canzoncine stupide e prive di qualsiasi forma artistica, create ad hoc per un target di bimbe depresse per aver perso il primo fidanzatino.

19. Nek – Mi farò trovare pronto: voto 5
Gli va dato atto che uno con la sua carriera potrebbe venire a Sanremo in qualità di superospite, invece ci mette la faccia e si ripresenta come concorrente. Il brano è orecchiabile ma non certo il migliore della sua carriera. Identico a quello di 4 anni fa.

20. Negrita – I ragazzi stanno bene: voto 5
Mi dispiace, gli adoro, ma non spingono come sanno fare. Lo smalto degli anni passati si perde in un cumulo di esperienza e ricerca di quello che non sono più, ovvero un gruppo con le palle.

21. Patty Pravo e Briga – Un po’ come nella vita: voto 4
Patty, ti prego, basta! Canta solo Briga e da solo non può far molto. Questo brano proprio non ci convince.

22. Anna Tantangelo – Le nostre anime di notte: voto 5
Lei si impegna tanto e ha oggettivamente una voce possente e molto intonata. Ma la canzone è troppo classica, troppo sanremese. A 30 anni sembra il Volo e oggettivamente di vecchi dentro bastano loro.

23. Einar – Parole nuove: voto 3
Ci sta. Acerbo e immaturo, il ragazzo si farà non ho dubbi, si deve solo togliere di dosso Amici e Sanremo Giovani.

24. Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce: voto 6
Chiudono immeritatamente all’ultimo posto. L’esperimento di unire italiano e dialetto non ha pagato, ma nel corso delle serate sono cresciuti molto. Un incontro generazionale comunque interessante.

Civins