L’ultimo romanzo storico di Annalisa Bari è Solo allora cadranno le stelle, edito da Besa nella collana Nadir. L’appassionante letture di microstorie inserite nel quadro del tragico bombardamento dell’Abbazia di Montecassino.
La trama
Montecassino, 1944. In una fredda alba invernale il monaco benedettino padre Dionigi scende nel chiostro del monastero per prendersi cura delle sue rose. Le fortezze volanti sorvolano minacciose il territorio di Cassino, da mesi sotto l’attacco degli alleati e difeso dai tedeschi lungo tutta la linea Gustav. Padre Dionigi non sa ancora che quello sarà l’ultimo giorno dell’abbazia millenaria di Montecassino.
All’interno del monastero i rifugiati svolgono le loro mansioni giornaliere. Tra essi, quattro ragazzi: Gilberto, Ennio, Sabina ed Emilia i cui destini si incrociano per pochi mesi in un percorso di vita comune. Ognuno con una propria storia, un progetto, un temperamento. Tuttavia quel tragico 15 febbraio del 1944 legherà le storie in modo indissolubile.
Il titolo Solo allora cadranno le stelle è ripreso dall’Apocalisse di San Giovanni. Le stelle che cadono sono le bombe sganciate dagli aerei che sembrano incendiarsi nel raggiungere il suolo.
Recensione
Con il suo stile pulito ed elegante, ricco di immagini rievocative, Annalisa Bari introduce il lettore nella vita dei personaggi che popolano Solo allora cadranno le stelle. Le storie dei singoli si intrecciano sullo sfondo di una delle pagine più indegne della Seconda Guerra Mondiale, il bombardamento al monastero benedettino di Montecassino, culla di fede e di cultura, che in quei fatidici giorni ospitava un gran numero di rifugiati, tutti bambini, donne, anziani, feriti e religiosi.
“Durante il bombardamento del febbraio 1944 l’abbazia di Montecassino viene immolata senza ragione”, ha spiegato Annalisa Bari, durante la presentazione di Solo allora cadranno le stelle alla Città del Libro il 13 dicembre scorso. “Millecinquecento tonnellate di bombe sganciate, il bombardamento più massiccio della storia su un unico bersaglio. E ci tenevo che il mio libro uscisse quest’anno, nel 70esimo anno da quell’orrendo evento”.
È la Storia fatta di storie. Tra i personaggi narrati, oltre padre Dionigi, il monaco benedettino testimone diretto e indiretto degli avvenimenti e delle storie raccontate nel romanzo, ci sono quattro ragazzi: Gilberto, frutto di un amore passeggero tra un soldato della Prima Guerra Mondiale e una crocerossina del Carso; Ennio, Sabina ed Emilia, figli di italiani in Libia, imbarcati insieme ad altri tredicimila bambini per quella che doveva essere una breve vacanza nelle colonie fasciste e per rimpatriati – a causa della guerra – solo sette anni dopo.
Un personaggio di fascino è certo quello di Gilberto, che rimasto solo al mondo, adolescente, decide di raggiungere quel padre che di lui ignora perfino l’esistenza. Clemente Pingitore però lo accoglie, in ricordo dell’amore provato la madre che non ha potuto sposare perché aveva già una moglie, seppure che non amava. Clemente si affeziona però a Gilberto, ragazzo dalla carattere pacato e gioviale e assai sveglio, che mostra di avere nel sangue la maestria dei Pingitore, abili artigiani – da generazioni – nella tintura e tessitura di tessuti di gran pregio. Il ragazzo affronta grandi umiliazioni, soprattutto a causa di donna Gemma, la moglie del padre, che scoperta la sua esistenza non perde occasione per fargli pesare la sua condizione di figlio bastardo, come lo chiama con rabbia. “Ciò che non ci uccide ci fortifica”, diceva Nietzsche, e di certo i patimenti che la vita ha caricato sulle sue giovani spalle l’hanno reso un giovane uomo forte e indipendente, che sa avvalersi dei consigli del saggio padre Dionigi, che si è legato a lui come un vero padre nel periodo in cui aveva vissuto all’Abbazia di Monteccasino come converso.
Il fascino di Gilberto, l’abilità e la sua passione per il proprio lavoro, seducono silenziosamente la giovane Sabina, nipote di donna Gemma, che non tollererebbe una relazione tra una sua consanguinea e quel bastardo che tanto detesta perché le ricorda il tradimento del marito e la mancanza di un figlio proprio. I due giovani dovranno così vivere il loro amore nella clandestinità finché il bombardamento del monastero li separerà e al contempo li unirà per sempre.
Il personaggio che senza dubbio non può non catturare l’antipatia del lettore è donna Gemma. Vinta dal vuoto per il desiderio non soddisfatto di maternità, si dimostra sempre più arida di sentimenti e la sua frustrazione diventa motivo di oppressione per i nipoti, e prima ancora fa di Gilberto il bersaglio di ogni sua malevole volontà, contro tentativo del marito Clemente di difendere quel figlio illegittimo che ha imparato ad amare fino a sacrificarsi per lui.
Ennio, fratello maggiore di Sabina, ed Emilia, conosciuta da Sabina nella colonia fascista diventandone amica, sono due figure che appaiono a tratti, tra una vicenda e l’altra, quasi personaggi accessori, eppure saranno loro a tirare le fila della vicenda narrata.
Solo allora cadranno le stelle di Annalisa Bari è una lettura, a tratti davvero emozionante nel suo scavare l’animo umano, è un intreccio di microstorie, collegate in continui flashback ben congeniati, che spiegano glia antefatti di ciascun personaggio. Il libro è scandito in nove capitoli declinati attraverso le ore della preghiera invece che quelle solari, che rimando così alla presenza costante dell’ambienta monastico di Montecassino che fa da snodo a tutta la narrazione, è di fatto l’Abbazia la vera protagonista del romanzo, il fulcro della narrazione, vittima dell’irragionevole violenza dell’uomo.
L’autrice – Annalisa Bari
È autrice di romanzi e saggi letterari e storici. Fra le sue operano si ricordano Non c’erano le mimose (2001), Diamanti e ciliegie (2003), Il quarto sacramento (2005), I mercanti dell’anima (2008), Separè (2009), Legami di sangue (2011) e Coccarde rosse (2013).
Ha scritto una serie di racconti per Il Nuovo Quotidiano di Puglia e ha collaborato con la rivista Gusto di Puglia. Inoltre, è autrice di due testi teatrali per le rievocazioni storiche del Seicento e del Settecento a Campi Salentina (Lecce).
Sara Foti Sciavaliere