“Suburra”: il lato oscuro della Capitale – Recensione

Con la terza stagione cala il sipario su “Suburra”, la prima serie originale italiana targata Netflix, nonchè l’unico prodotto nostrano degno di nota distribuito da questa piattaforma streaming.

“Suburra” segue la scia del successo dei predecessori “Romanzo criminale” e “Gomorra”, raccontando il lato oscuro della Capitale, l’appannato sottobosco in cui le vicende di tre ragazzi, già coinvolti in giri del malaffare, si mescoleranno con quelle del potere criminale, politico ed ecclesiastico.

La trama, almeno nella fase iniziale, si presenta come il prequel dell’omonimo film di Sollima, a sua volta ispirato al romanzo di Bonini e De Cataldo, entrambi accolti con grande affetto dal pubblico e dalla critica. Anche la serie non è stata da meno. Il suo grande successo si deve, oltre al fatto di essere sorretta da questi due pilastri, al notevole cast di attori, tra cui spiccano le performance di Giacomo Ferrara e Alessandro Borghi, rispettivamente nei ruoli di Spadino Anacleti, l’erede di un clan di zingari sinti, e Aureliano Adami, il “padrone” di Ostia.

La storia è ambientata nel 2008, in una Roma governata dalla corruzione e dalla criminalità. Il destino e le circostanze porteranno Spadino e Aureliano, appartenenti a famiglie malavitose rivali, a stringere un’alleanza nel pericoloso e perverso tentativo di scalare il potere e comandare sulla Capitale. Ai due si aggiungerà Gabriele “Lele” (Eduardo Vendramin), il figlio di un poliziotto cresciuto tra abbandoni e menzogne. Apparentemente molto diverso da loro, Lele, in realtà, non è poi così lontano da quell’ambiente.

Per raggiungere i propri scopi i tre sfideranno il temuto boss Samurai (Francesco Acquaroli) e altri criminali. Lungo questo oscuro cammino incontreranno Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), politico corrotto disposto a tutto per il potere, e Sara Monaschi (Claudia Gerini), revisore dei conti del Vaticano, dei colletti bianchi altrettanto pericolosi e disonesti.

Nel corso delle tre stagioni rimane anche il tempo di indagare a fondo l’interiorità e i rapporti di questi controversi personaggi. Particolarmente approfondito è il legame che lega Aureliano e Spadino. Quest’ultimo nasconde alla famiglia di essere omosessuale ed è costretto a sposare Angelica (Carlotta Antonelli), alla quale vuole un sincero bene fraterno. La ragazza, col tempo innamoratasi di lui, dovrà, però, arrendersi all’idea che il grande amore del marito sarà per sempre Aureliano Adami, pur essendo quest’ultimo felicemente fidanzato con Nadia (Federica Sabatini) e vedendo Spadino solo come un caro e autentico amico.

In questa storia, in cui tutti sono villain, si presta da sfondo naturale l’Italia e, in particolare, la sua capitale, dove confluiscono le ramificazioni tentacolari della malavita, le cui ombre si allungano sulla politica e nelle sale vaticane.

Il messaggio di Suburra è chiaro e tocca allo spettatore trarre le sue conclusioni: chi intraprende la strada del crimine non fa mai una bella fine.

Liliana Passiatore