The Danish Girl: al cinema la storia del primo trans

Da oggi, 18 febbraio, è nelle sale italiane The Danish Girl, diretto da Tom Hooper e adattamento cinematografico del romanzo La danese di David Ebershoff.

La trama
Copenhagen, anni Venti. La pittrice Gerda Wegener (Alicia Vikander ) chiede a suo marito, il paesaggista Einar Wegener (Eddie Redmayne), di posare per lei al posto di una modella donna. La popolarità del ritratto convince Gerda a realizzare altri quadri con il marito vestito da donna. L’uomo è sempre meno capace di smettere di vestirsi e atteggiarsi da donna enel corso di diversi anni vuole lasciare il posto a Lili, che percepisce come un’entità separata.

Einar fugge dalla medicina del proprio tempo che lo vuole internare o dichiarare schizofrenico e si affida alla chirurgia sperimentale, consapevole che quella che intende provare è un’operazione mai tentata prima e dai grossi rischi. Einar Wegener diventerà così la prima persona a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale, e la moglie Gerda sosterrà la sua decisione nonostante si renda conto che Einar /Lili non è più la persona che ha sposato.

«Si tratta di una vera e propria festa per Eddie Redmayne, attore espressionista dalle tinte forti che qui spazia e dà il proprio meglio con un non trascurabile compiacimento nell’interpretare quello che, per antonomasia, viene considerato un grande ruolo, uno di pura mimesi e mutazione. Eppure, accanto a lui, meno sotto i riflettori ma capace di guadagnare da sola l’attenzione del film sta Alicia Vikander, attrice meno nota e meno premiata di Redmayne, che con un personaggio non protagonista riesce a determinare le sorti di ogni scena.

Pensato per piacere, essere innocuo e non sconvolgere proprio nessuno, The Danish Girl è un film dal tocco dolcemente retroguardista, cosa che stupisce poco da un regista “di corte” come Tom Hooper (I Miserabili, Il discorso del re), avvezzo all’alta società e profondo conoscitore dei meccanismi di accettazione delle novità e delle storie poco concilianti da parte della frangia meno progressista del pubblico, ovvero la sua maggioranza. Per attenuare le componenti disturbanti del proprio film, Hooper lo infarcisce di grandi pennellate, sfondi e interni meravigliosi.

Scenografia, costumi e fotografia lavorano come un comparto solo, con un’armonia d’intenti che si trasforma in puro piacere visivo analogico e digitale.

Soffice e lieve nel tocco con cui narra il tormento del protagonista The Danish Girl riesce quindi nell’impresa di far dimenticare il più possibile le sue componenti più dure e aspre, sfuma sui baci omosessuali, compie ellissi sul sesso e cerca il garbo maggiore per inquadrare i fisici, specie se nudi, con un pudore che (dato il tema) appare spesso fuori luogo o quantomeno eccessivo. Che il proprio sesso sia una questione di spirito è il presupposto fondamentale di tutta l’avventura di Einar Wegener. Tuttavia, quando una trama simile diventa un film di questo tipo è impossibile non notare l’assordante silenzio dei corpi.» (Coomingsoon.it)

The Danish Girl è stato presentato in concorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 5 settembre 2015, e in seguito è stato proiettato al Toronto International Film Festival 2015. La pellicola negli USA ha avuto il Rating R (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati) per nudità completa e scene con tematiche sessuali.