Ti amo ma non posso di Cecile Bertod – Recensione

Dall’autrice del bestseller Non mi piaci ma ti amo, Ti amo ma non posso edito da Newton Compton. Una storia d’amore, ma anche di accettazione di sé e del proprio corpo, scritta con stile divertente, quello di Cecile Bertod.

La trama
Samantha Preston, per tutti Sam, lavora da quattro anni al «Chronicle» e, dal primo momento in cui l’ha incontrato, è segretamente innamorata di Dave Callaghan, il vicedirettore del giornale. Nonostante faccia qualsiasi cosa per essere notata, non sembra avere speranze: è timida, insicura e un po’ troppo in carne, mentre Dave ama il lusso, le modelle e ai sentimenti preferisce i flirt di una sera. Quando poi Sam lo vede in TV accanto a una donna bellissima, la ragazza si rende conto che non può continuare a sprecare il proprio tempo dietro a un sogno irrealizzabile. Basta con Dave!
Durante la Settimana della Moda di San Francisco, a cui Dave deve presenziare per il giornale, insieme a Sam, il bel giornalista scopre però una ragazza che non sospettava.

L’autrice – Cecile Bertod
Trentenne e restauratrice archeologica, vive a Napoli. Tra un restauro e l’altro, ama leggere. Ha iniziato a scrivere con un fantasy, poi ha proseguito con il rosa. Nutre una certa avversione per i nerd, le cene alla romana e la piastra per i capelli. La Newton Compton ha già pubblicato, con notevole successo, Non mi piaci ma ti amo (tradotto anche in lingua inglese) e Tutto ma non il mio tailleur. Per sapere di più su di lei, www.cecilebertod.com.

Recensione
Non ho letto i libri precedenti di Cecile Bertod, quindi non ho termini di paragone. E devo confessare che i primissimi capitoli mi hanno fatto un po’ stentare nella lettura. Mi sembrava di leggere un’altra Bridget Jones (mi scuserà la Bertod, ma la prima impressione è stata quella). Aspirante giornalista dalle forme piuttosto morbide, complessata parecchio per queste ragioni, soprattutto visto che è innamorata senza speranze del suo capo ( o meglio vice-capo) – sentire solamente la sua voce la manda in black out e totalmente incapace di dire di no a qualunque sua richiesta sgobba come una matta per lui, il suo sogno proibito – , ma è ben noto che Dave Callaghan non è solo un grande giornalista ma pure uno sciupafemmine, di quelle da copertina però. Ricorda un po’ la prima Bridget. Sam Preston quindi sembra la povera sfigata, che si crogiola nell’autocommiserazione, indossando capi over size (niente mutandoni della nonna qui!) che nascondano le sue curve abbandonanti e affoghino la sua autostima.

Non credo che sia una spoiler rivelare l’entrata in scena di un uomo misterioso, un tale Al. Il dubbio sullo spoiler mi viene dalla sua omissione nella sinossi ufficiale del romanzo. Comunque, ormai l’ho scritto. Ma Al, chi? Al e basta. E già questo inizia a mettere un tarlo nella testa del lettore. Perché tanto mistero, ci si chiede? Beh, diciamo che dopo un po’ si può sospettare chi sia realmente Al, però si dovrà aspettare volentieri di raggiungere la fine della lettura per scoprirlo, o quantomeno per avere la conferma ai propri sospetti. Il misterioso Al dunque dà una spinta alla vita di Sam, e insieme al ritmo della storia di Ti amo ma non posso. Da quando entra in scena quest’uomo, descritto come un maschio alfa a metà tra un giocatore di rugby e un modello, che apprezza tantissimo la fisicità morbida di Sam, i risvolti diventano assai divertenti. E la timida e impacciata Samantha Preston si trova a gareggiare in un concorso per bellezze curvy, un percorso che la metterà davanti allo specchio (non solo nel senso letterale del termine), a fare un po’ i conti con se stessi, a scoprire che in fondo il bianco è fatto di colori, anche se non ce ne accorgiamo; così allo stesso modo impara, grazie ad Al e un team di strampalati ma abili curatori di immagine, che la sua abbondante taglia 44 non è mancanza di bellezza e sensualità, ma può essere un valore aggiunto.

Non è che sia un romanzo da lettino di Freud, queste sono solo mie riflessioni scaturite a distanza di due giorni dalla conclusione della lettura, anche se lo stile di Cecile Bertod ricorda un po’ “il flusso di coscienza”, nel suo disarticolato ricorrersi dei pensieri, delle impressioni della protagonista. È una storia innanzitutto divertente, che lascia però raccontare l’emotività delle dinamiche relazionali non corrisposte. In che senso?
Mentre il ritmo narrativo cresce, assistiamo alla nascita di un triangolo (sì, proprio quello della serie “il triangolo no, non l’avevo considerato”, e certo Sam non avrebbe mai creduto di trovarsi “contesa” tra due uomini). Un triangolo scaleno, va detto. Piccola reminescenza di geometria: chiamasi scaleno il triangolo con i lati tutti diseguali. Perché questo paragone? Al è davvero interessato a Sam, che è affascinata da lui, ma rimane comunque innamorata di Dave, il quale pare all’improvviso essere attratto da lei ma non per i motivi romantici che tutte si aspetterebbero, compresa Sam. In questa sproporzione pare che nessuno debba avere il suo lieto fine.
Ma non sarà così. Magari non per tutti, non su tutti i fronti.
Per sapere come Samantha si è districata dal suo triangolo scaleno, dovrete naturalmente leggere Ti amo ma non posso di Cecile Bertod. Sicuramente vi metterà di buonumore!

Sara Foti Sciavaliere