“Un estuario fecondo d’isole” di Simone Migliazza – Recensione

Simone Migliazza fa il suo esordio editoriale la scorsa estate con la silloge poetica “Un estuario fecondo d’isole” pubblicato da Pluriversum. Un libro nato a posteriore, da una decisione maturata durante il lockdown, come spiega lo stesso autore: “Nel momento in cui ho scritto i testi non sapevo avrebbero formato un’unica opera. Sono poesie che risalgono ad anni diversi, a momenti fra loro lontani all’interno delle quali, tuttavia, mi è sembrato d’intravedere un filo rosso che le unisce per modalità espressive e temi trattati”.

“Alle cose che, pazientemente, sanno aspettare.”

La sinossi
La silloge dal titolo “Un estuario fecondo d’isole”, verso tratto da uno dei componimenti che la compongono, è presentata qui per la prima volta ai lettori. Si articola in tre sezioni: “Studi”, “Amori” e “Stagioni e Acquerelli”.

Studi è una sorta d’indagine, uno studio: da qui il latino dei titoli nelle sezioni interne che vuole rimandare a qualcosa d’accademico e scientifico insieme. È l’autoanalisi in cui si sondano sensazioni, moti dell’animo, “movimenti interiori”. Ed è suddivisa a sua volta in quattro parti: “Physiologia”, “Mineralia”, “Bestiarium”, “Altri Alfabeti”

Amori ha per tema le esperienze sentimentali passate, presenti e quelle soltanto immaginate, e consta anche quattro sezioni: “Amore di lontano”, “Lacci”, “Ombre”:, “Istantanee”.

Stagioni e acquerelli è una sezione impressionista, quasi descrittiva, che si sviluppa in due parti.

Concludono la raccolta “Legenda”, prologo in apertura e ritratto di chi scrive, e “Commiato”, un epilogo in cui, come dopo un viaggio, l’autore immagina un paesaggio dove ritrovarsi e acquietarsi.

L’autore – Simone Migliazza
Nasce a Catanzaro e si trasferisce a Latina, dove attualmente vive dall’età di 18 anni. Si laurea in storia dell’arte presso l’università “La Sapienza” di Roma e in pianoforte presso il conservatorio “O. Respighi” di Latina. Ha lavorato nel settore della comunicazione e attualmente insegna presso scuole pubbliche e private. È accanito lettore, appassionato di musica classica, fotografia e cucina.
“Un estuario fecondo d’isole” è la sua prima silloge poetica.

Recensione
La scrittura di Simone Migliazza è accurata, studiata, la scelta delle parole mai banale. I suoi versi costruiscono immagini fortemente rievocative, fatte di sensazioni che richiamano tutti i sensi.

La silloge si presenta in buona sostanza simile a un viaggio dell’autore dentro e fuori di sé, attraverso i vari componimenti consociamo un io ripiegato su se stesso, che guarda al proprio corpo, alla propria interiorità, al presente, e che prima immobile entra poi in azione, estroflettendosi verso gli altri, verso il mondo esterno e il moto del divenire.

Sara Foti Sciavaliere